L'Ultima Volta – #45
Lahar Magazine si piegherà per l'ultima volta per entrare nelle tue tasche. Il tempo è trascorso anche tra le sue pieghe, rese fertili da tutte quelle penne che hanno seminato linee e lettere. Si chiude una trilogia dal formato più grande. Si chiude un decennio che ci ha visti diventare grandi.
Questa volta, causa di forza maggiore, non ci troverete sugli scaffali polverosi della biblioteca di paese o nel birrificio artigianale di quartiere. Però ci puoi ricevere direttamente a casa tua.
Grazie a chiunque abbia sempre creduto e dimostrato amore per il magazine con il vulcano attorno.
Volevamo guidare la fine di questo numero, partendo da una tematica editoriale che avesse dei finali identici per tutti i racconti. Volevamo, ma è stato complesso e non abbiamo raggiunto il risultato che ci eravamo prefissati. Ma Lahar è così, per questo ha raggiunto tanti traguardi inattesi, perché non sono mai stati pianificati. Ma guidati dalla spontaneità e dalla semplicità dei primi amori.
Avremmo voluto che finisse così: “Chissà come ci si sarebbe sentiti poi, senza riuscire ad incorniciare in nessun modo l'immagine fumosa che da tempo aveva già occupato il mio tempo e le mie fatiche, senza curarsi di assumere forma alcuna. Sarebbe stato simile al sapore delle prime fragole, alla schiena appoggiata a una parete all'ombra, porto sicuro per l'aria greve di quei giorni di sole. Potevo percepire l'aritmia dei battiti e l'aria farsi pesante; regredire non era un'opzione già da tempo oramai. Avrei voluto dirtelo prima credimi, prima che comunicare diventasse uno strano rebus da sbrogliare, prima dei ripensamenti delle dieci di sera, prima di noi. Noi, di prima. 1a D.”